Gourmet Giappone è una grande piazza che accoglie piccoli produttori giapponesi desiderosi di avere una vetrina virtuale in Italia. Ognuno di loro viene raccontato e descritto attraverso storia, territorio, processi di produzione, e ovviamente potrà mettere in vendita, in queste pagine, i propri prodotti, molti dei quali non hanno mai oltrepassato le frontiere del Giappone.
Stiamo evidentemente parlando di ingredienti della più autentica cucina giapponese, spesso poco noti in Europa e in Italia, che puoi trovare in esclusiva solo su questo sito.
Con il passare delle settimane e dei mesi, la piazza sarà sempre più popolata di prodotti e produttori diversi, fino ad arrivare, in una seconda fase, a un numero chiuso.Il focus è ovviamente la cucina “washoku”. Scopriamo cos’è nel dettaglio.
WA = GIAPPONE, SHOKU = CIBO/CUCINA
La cucina tradizionale giapponese, chiamata"washoku", è il risultato di secoli di pratiche culinarie e nel 2013è stata insignita del titolo di Patrimonio Culturale Immateriale dell'UNESCO, in riconoscimento dei costumi socio culinari che si tramandano in Giappone da oltre mille anni.
Washoku è tradizionalmente una semplice preparazione di riso e contorni realizzati con una varietà di ingredienti stagionali. È quest’ampia varietà di piatti che consente al pasto di diventare una tavolozza di sapori e colori in sintonia con la natura e il senso dell'estetica giapponese.
Oggi le persone in tutto il mondo hanno familiarità con piatti come il sushi e la carne Wagyu, come quella di Kobe, ma il vero cibo tradizionale giapponese si trova ancora in gran parte solo in Giappone. Servito in alberghi tradizionali detti “ryokan”, in ristoranti giapponesi e spesso anche in templi buddisti, il washoku è un'esperienza culinaria da non perdere! L’obiettivo di Gourmet Giappone è quello di far conoscere in Italia i molti ingredienti del washoku e spiegare come utilizzarli.
Il Washoku si distingue da altri tipi di cucina oggi presenti in Giappone, come lo You-shoku (piatti cucinati in stile occidentale) e la cucina cinese, per alcune caratteristiche principali: stagioni, ingredienti, equilibrio, estetica.
Le quattro stagioni sono ben identificabili nei piatti washoku e li caratterizzano fortemente.
Il riso e le proteine come carne, pesce o i prodotti abase di soia sono abbinati a ingredienti locali, che variano a seconda della stagione: dai “Sansai”, teneri germogli giovani delle piante selvatiche, in primavera, alle leggere verdure sottaceto in estate, alle castagne in autunno e agli ortaggi a radice in inverno. La stagionalità della cucina giappone se culmina all'inizio del nuovo anno nel meraviglioso pasto di Capodanno, chiamato"Osechi", dove colori e ingredienti hanno tutti un simbolismo speciale.
Al centro di un pasto Washoku c'è il riso, l’alimento base più importante del paese, accompagnato da pesce, frutti di maree alghe. Come accennato prima, poiché il Giappone è un arcipelago dell’oceano Pacifico, il pesce è onnipresente nella dieta tradizionale giapponese e solo nei paesi di montagna c’è una leggera abitudine a consumare carne, per lo più pollame. In generale, per secoli mangiare carne è stato vietato a causa delle tradizioni religiose, oltre che per motivi politici, e solo nel secolo scorso manzo e maiale sono a poco a poco entrati a far parte della dieta giapponese.
La cucina tradizionale giapponese ricerca sempre l’equilibrio, con tecniche di preparazione che mirano a tirare fuori i sapori naturali degli ingredienti piuttosto che a mascherarli con l’utilizzo di salse o intingoli. La struttura di un pasto Washoku si basa sul principio"ichi ju san sai", ossia "una zuppa, tre contorni", che sono quelli che accompagnano la ciotola di riso bianco al vapore. Questi piatti, oltre a rappresentare un pasto ben bilanciato e nutriente, offrono anche una varietà di sapori e colori davvero unica.
Washoku non riguarda solo il cibo egli ingredienti, ma comprende anche ciò che riguarda la struttura del menu, l’estetica del pasto, data ad esempio dall'uso della lacca tradizionale giapponese, e l'impeccabile "Omotenashi", il senso dell'ospitalità. È per questo motivo che la gente dice "Itadakimasu", buon appetito (letteralmente significa in realtà “(io) ricevo (qualcosa)”), prima di mangiare e "Gochisosamadeshita", grazie per il cibo, come ringraziamento dopo un pasto.
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